Anche una moschea in Calabria tra i siti da tenere sotto strettissimo controllo nella lotta al terrorismo. E’ quanto rivela un rapporto dei Servizi segreti italiani all’indomani degli attacchi terroristici dei giorni scorsi in Francia. Il dossier, che è stato consegnato al governo, al Parlamento e al Copasir-Comitato per la sicurezza, inserisce infatti anche la moschea di Sellia Marina, in provincia di Catanzaro, tra quelle nelle quali si potrebbe alimentare l’Islam radicale. La moschea di Sellia Marina, una delle più grandi in Calabria, rienterrebbe in un network che – secondo gli 007 italiani – comprenderebbe anche altri luoghi di culto come l’Istituto Culturale Islamico di Milano, con il circuito legato all’ex scuola coranica di via Quaranta, la moschea di via Giusti a Varese, le moschee di via Domenico Pino a Como, di Ponte delle Alpi di Belluno, di El Huda di Roma, di Piazza Larga di Napoli. Tutti centri di culto noti e formalmente riconosciuti ma «ai margini dei quali – dicono i servizi segreti- esistono nicchie di oltranzismo ideologico-religioso sensibili alla propaganda dell’Is». La moschea di Sellia Marina tra l’altro negli anni scorsi era balzata alla ribalta nazionale per un’operazione della polizia che aveva portato in manette, nel 2011, l’imam Mohammed Garouan, il figlio Brahim Garouan (nel fotino a fianco) e Younes Dahhaki, accusati di essere addestratori di terroristi islamici, scoprendo anche video utilizzati per spiegare dettagliatamente le tecniche per diventare un cecchino, per realizzare una cintura esplosiva per azioni kamikaze e preparare ordigni capaci di far saltare anche i mezzi militari. Nei mesi scorsi l’inchiesta è stata definitivamente “smontata” dalla Corte di Cassazione che aveva disposto la scarcerazione dei tre sostenendo che «il terrorismo virtuale, fatto di manuali e corsi di formazione, finalizzati a formare il perfetto terrorista, capace di puntare e colpire l’obiettivo da infallibile cecchino, così come di preparare e utilizzare l’esplosivo, non è reato», e rilevando poi che «nessun elemento consentiva di poter asserire, se non surrettiziamente, che i tre indagati avessero realizzato una scuola di preparazione ed esercitazione per il compimento di azioni terroristiche». Dopo questa vicenda giudiziaria peraltro uno dei tre indagati, il figlio dell’imam di Sellia Marina, Brahim Garouan, si sarebbe spostato in Siria per combattere tra le fila degli estremisti islamici, restando ucciso in un conflitto a fuoco. Adesso sulla moschea di Sellia Marina i Servizi segreti italiani hanno di nuovo alzato il livello di massima attenzione.

Terrorismo,”attenzionata” la moschea di Sellia Marina
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