La Dia: oltre 150 le cosche di ‘ndrangheta, ecco la mappa

Sono oltre 150 le cosche della ‘ndrangheta attive in Calabria. Il dato emerge dall’ultima relazione al Parlamento della Direzione investigativa antimafia, che traccia una mappa delle organizzazioni di stampo ‘ndranghetista nelle cinque province. In base alle acquisizioni investigative secondo la Dia opera una ‘ndrangheta «gerarchicamente organizzata, al cui vertice si pone un’articolazione denominata “provincia” o “crimine”, sovraordinata ai “mandamenti” che insistono sulle tre macroaree tradizionalmente definite (ionica, tirrenica, centro), all’interno delle quali operano le “locali” o le “‘ndrine”. Le cosche risultano coinvolte in una stretta sinergia, mai improvvisata ma anzi legata da rigide direttive che fanno emergere l’esistenza di un sistema che, nonostante fortissimi interessi criminali divergenti, mantiene una sostanziale identità di comportamenti».
PROVINCIA DI REGGIO
Il Reggino resta l’epicentro della ‘ndrangheta. Nella relazione della Dia nella città capoluogo la supremazia è detenuta dalle storiche consorterie dei De Stefano, Libri, Tegano e Condello, con molteplici altri gruppi di caratura comunque minore. Per quanto riguarda il mandamento tirrenico, nel quale il porto di Gioia Tauro continua a essere il “cuore” degli appetiti della ‘ndrangheta, spiccano la “società” di Rosarno, sintesi dell’incontro tra le cosche Piromalli, Molè, Pesce, Bellocco e Oppedisano, e ancora la “locale” di Oppido Mamertina. Sul versante ionico, in pratica la Locride, molti i gruppi attivi secondo la Direzione investigativa antimafia: i Cataldo-Cordì a Locri, i Commisso, Costa e Macrì a Siderno, I Barbarop e i Marando-Trimboli a Platì, quindi gli Strangio, Nirta, Pelle, Vottari, Romeo, Giorgi e Mammoliti a San Luca, gli Ursimo-Macrì a Gioiosa, i Bruzzaniti-Palamara-Morabito ad Africo e infine, il “locale” di Melito (Iamonte, Zavettieri, Maesano-Pangallo-Favasuli) che a detta della Dia si caratterizza per «elevata pericolosità».
PROVINCIA DI CATANZARO
L’area che storicamente presenta una forte densità ‘ndranghetista secondo la Dia è quella di Lamezia, nella quale operano le cosche Gualtieri-Cerra-Torcasio e Giampà e gli Iannazzo. Nel capoluogo Catanzaro si registra la progressiva escalation del clan degli zingari oltre alle tradizionali cosche Costanzo-Di Bona e Gaglianesi. Sul versante Jonico dominano i Gallace di Guardavalle, alleata con alcune cosche della Locride.
PROVINCIA DI VIBO VALENTIA
Predominanti, grazie alle loro «capacità di dialogo» con il mondo della finanza e anche della politica, restano – secondo la Dorezione investigativa antimafia – i Mancuso di Limbadi. Attivi poi a Vibo città i Lo Bianco, i Bonavota a Sant’Onofrio e i allelonga nell’area delle Serre.
PROVINCIA DI COSENZA
A Cosenza città la Dia riscontra l’attivismo dei clan Lanzino-Patitucci, Perna-Cicero-Musacco-Castiglia e Rango-Zingari, nata dall’unione tra i superstiti del sodalizio di “Bella Bella” e dei gruppi rom. Sul versante tirrenico spiccano i Muto di Cetraro e, un’area comunque piuttosto conflittuale, i Serpa di Paola. Nella Sibaritide ai Forastefano di Cassano allo Jonio da tempo – secondo la Dia – si sta contrapponendo il gruppo degli zingari.
PROVINCIA DI CROTONE
IN questo territorio la Direzione investigativa antimafia segnala la predominanza del “crimine” di Cutro, espresso dai potenti Grande Aracri, “dialogante” anche con le cosche più influenti del Reggino. A Crotone città operano le cosche Vrenna-Bonaventura-Corigliano e Megna, a Isola gli Arena e i Nicoscia e infine nel Cirotano il “locale” rappresentato dai Farao-Marincola.

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