Regione, il “buco nero” delle politiche sociali

Il “buco nero” delle strutture socio-assistenziali e socio-sanitarie della Calabria. La ricognizione avviata dal presidente della Regione Mario Oliverio e dall’assessore Carlo Guccione scoperchia una “voragine” di oltre 100 milioni e soprattutto una gestione passata del settore Politiche sociali dal sapore clientelare e anche illegale. «Un’operazione verità», l’hanno definita sia Oliverio che Guccione che, insieme al dg del Dipartimento Tonino De Marco (nella foto, hanno convocato i giornalisti per denunciare una situazione abnorme e un uso spregiudicato e distorto di fondi pubblici concentrato soprattutto nel 2014 , l’anno in cui – ha ricordato Oliverio – «ci sono state le elezioni regionali e qualcuno evidentemente ha allentato i cordoni della borsa per perseguire interessi diversi da quelli della collettività». Cifre che fanno rabbrividire, quelle fornite agli organi di informazione per quanto riguarda la gestione dei fondi per le strutture socio-assistenziali e socio-sanitarie della Calabria: come i quattro milioni per voucher elargiti senza alcun criterio e senza alcuna procedura a evidenza pubblica a strutture non accreditate, o i 7,8 milioni (oltre 3 dei quali già liquidati) destinati ai servizi sociali e invece “stornati” in favore di “Calabria Etica”, la fondazione in house della Regione finita nell’occhio del ciclone e sotto la lente della magistratura nel periodo di presidenza in quota centrodestra di Pasqualino Ruberto. E poi, un contenzioso “galoppante” che sfiora ormai i 60 milioni, gli accreditamenti rilasciati senza alcuna copertura finanziaria a strutture prive di requisiti, un debito pregresso per le socio-assistenziali di 22 milioni e per le socio-sanitarie di 28 milioni e una perdita ormai storicizzata pari a 14 milioni all’anno. Insomma, un “bubbone” ereditato dalla Giunta regionale di centrodestra, che proietta i suoi effetti negativi anche nell’anno in corso e che il governatore Oliverio e l’assessore Guccione hanno detto di voler smantellare e l’hanno detto anzitutto nell’incontro odierno con le organizzazioni rappresentative delle strutture esistenti in Calabria, che sono in totale 458. «Ci siamo assunti l’impegno di affrontare la questione e recuperare le risorse necessarie a far andare avanti un settore importantissimo ma – ha riferito Guccione – pretendiamo analoga assunzione di responsabilità da parte di tutti. Per quanto ci riguarda è finita la stagione dell’utilizzo distorto dei soldi pubblici. Quello che abbiamo accertato con le nostre verifiche non è grave, è gravissimo». Ancora più duro il governatore Oliverio: «Abbiamo registrato una gestione completamente al di fuori di ogni regola e rispondente a logiche e interessi che nulla hanno a che fare con i servizi ai cittadini, e questo – ha affermato il presidente della Regione – è ancora più grave perché si tratta di un settore, quello delle politiche sociali, rivolto alle fasce deboli della società. E’ un danno a tutta la Calabria». Oliverio si è inoltre scagliato contro «chi si erge a nostro fustigatore e chiede conto a noi delle malefatte del passato: a costoro consiglio molta più cautela, molto più pudore e molta meno spregiudicatezza. Noi stiamo combattendo e combatteremo tutte le illegalità, perché dev’essere chiara la linea di demarcazione tra il prima e il dopo e dobbiamo evitare che “il morto si tiri dietro il vivo”. Nel caso delle politiche sociali – ha aggiunto il presidente della Regione – affronteremo il problema con un approccio di governo incentrato anzitutto sul rispetto assoluto delle regole e teso a liberare la Regione della gestione affidandola ai Comuni mentre l’ente regionale dovrà svolgere i suoi compiti istituzionali che sono la programmazione e il controllo. A breve daremo vita a un piano di razionalizzazione di queste strutture e dei servizi socio-assistenziali e socio-sanitari». Il “buco nero” delle strutture socio-assistenziali e socio-sanitarie avrà comunque un’appendice: Oliverio ha annunciato che «dei risultati delle nostre verifiche investiremo la Corte dei Conti e valuteremo se ci sono gli estremi – come mi sembra ci siano – per rivolgerci anche alla magistratura ordinaria». (Ant. Cant.)

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